Considero che presto insisterò per dirti parole.
Ho un piano: comincerò con non guardarti.
Nuova cecità si sommerebbe ad altre omissioni
eppure, potrebbe non bastare.
D’altra parte, so già che il discorso architettato non reggerà
crollando senza rimedio alla tua immutata sorpresa.
Ogni volta uguale.
Allarmato cercherò di non allarmarti: minimizzando.
Tradirò le intenzioni di una carezza,
come quelle dedicate ai figli di parenti o conoscenti,
e questa simulazione, rassicurandoti, mi assolverà ancora.
E sarà come precipitare,
riuscendo, al più, ad incrinare quella storia d’amore
che avrei voluto distruggere senza contemplarne il dolore.
Natale G. Calabretta